Il candelotto di zolfo (in lingua ligure sorfanetti) è un rimedio popolare ligure per il torcicollo provocato dai colpi d'aria. Pur non avendo alcun riscontro scientifico ufficiale, questa pratica gode tutt'oggi di una certo seguito, e il materiale per metterla in atto è in vendita in diverse farmacie sia a Genova che in altre località liguri. I cannelli (o candelotti) di zolfo hanno forma cilindrica, sono lunghi una decina di centimetri e il diametro è praticamente lo stesso di quello di una moneta da un euro. La loro proprietà principale sarebbe quella di assorbire l’umidità presente nelle ossa, vengono sfregati o fatti rotolare premendoli sulla parte del corpo dolorante (prevalentemente il collo); dopo pochi attimi lo zolfo emette un leggero crepitio, per spezzarsi tipicamente dopo un paio di minuti di applicazione. Secondo la tradizione le due parti di candelotto così spezzate hanno perso gran parte della loro efficacia e quindi raramente vengono ulteriormente impiegate, mentre se il cannello non si spezza viene impiegato in usi successivi.
Le origini della pratica del candelotto di zolfo in Liguria sono molto antiche. In passato i candelotti venivano venduti sfusi nelle farmacie e negli empori, ma con la diffusione della medicina alternativa oggigiorno viene proposto anche da negozianti in generale aperti nei confronti di quest'ultima, in confezioni contenenti solitamente da 2 a 4 candelotti. Curiosamente la pratica sembra limitata alla sola Liguria e nel Basso Piemonte, anche se negli ultimi anni tramite i siti web dedicati alle cure alternative la sua notorietà come rimedio per i dolori muscolari è aumentata di molto sul territorio nazionale.
L'emigrazione genovese in Sud America del XIX secolo e XX secolo, ne ha diffuso l'uso anche in zona, specialmente in Argentina (ma secondo alcune fonti il percorso sarebbe stato inverso e in Liguria sarebbero arrivati dai naviganti genovesi che avrebbero appreso del rimedio dai marinai sud-americani).